Armiamoci e partiamo?

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Certo. Qualcuno, citando niente dimeno che il Vangelo, ci potrebbe controbattere che è ciò che viene da dentro l’uomo (emozioni, desideri, cattiverie) a fare la differenza. Come dire: una pietra è solo un minerale, ma se uno la prende in mano e la lancia violentemente contro la capoccia di qualcun altro, beh, diventa un’arma o almeno un oggetto contundente. Ma certamente la colpa non è della pietra. È vero. Ma trattandosi di armi “in carne ed ossa”, e cioè potenzialmente capaci di uccidere, forse non è proprio il caso di metterle in mano a un ragazzo o a una ragazza (vd. la foto che è girata sui social). Neanche per vedere che effetto che fa, se sono maneggevoli o pesanti, di alto artigianato o resistenti. E, forse, una fiera di armi vere, per la caccia, lo sport o, come si dice, per l’“uso personale”, non è proprio un luogo ameno dove andare a fare una serena scampagnata con tutta la famiglia. Ciò che è in gioco simbolicamente, di quei simboli anche molto sotto traccia ma che alimentano il nostro immaginario profondo, è troppo educativamente importante per banalizzarlo. Cosa sta “dicendo” l’adulto (non uno qualsiasi, ma il genitore) a suo figlio, portandolo ad ammirare armi di tutti i tipi invece che al cinema o a farsi una scampagnata in montagna? Ciò che succede nelle scuole americane non ci sta insegnando niente? Lo stesso discorso varrebbe, evidentemente, per le troppe ore trascorse davanti ad un videogioco di guerra. Niente in contrario che un bambino giochi con le armi di plastica o, meglio, un bastone a mo’ di fucile, o schierando i suoi soldatini. Tanto a merenda lascerà qualsiasi arma a terra.

Voi che dite? Armi sì o armi no?

Fra Simplicio