Solitudine abitata

Borgna Einaudi cop In questi giorni è arrivato in libreria un altro libretto  dello psichiatra Eugenio Borgna. Al di là della stima che nutriamo per lui ci ha colpito il tema che affronta: la solitudine, una condizione comune a tutte le generazioni. Molti ragazzi in questi anni di pandemia si sono trovati a sperimentare una forzata solitudine e più di qualcuno ne ha sofferto. Prima di tutto va chiarito che solitudine non significa isolamento. Nella solitudine si è aperti al mondo, nell’isolamento si è chiusi in se stessi. Non dobbiamo aver paura della solitudine perché questa può essere  un’occasione per riflettere sulla vita, sulla fragilità. Non dobbiamo disdegnare il silenzio, “in cui succedono più cose che in tutte le parole affastellate insieme” (E. Hillesum). Esiste una solitudine creatrice in cui possiamo scendere lungo i sentieri della nostra interiorità. E da qui recuperare anche le dimensioni della contemplazione e della solidarietà. “Come salvare la solitudine, e aprirsi all’infinito che è in noi, quando viviamo assediati dalle televisioni sempre accese, e dal parlare senza fine, ad alta voce, dei telefoni cellulari, che nel loro nome sembrano indicare le prigioni in cui ci troviamo reclusi?” si chiede Borgna.

Riflessioni profonde che ridanno senso alla solitudine. Molti di voi ragazzi più o meno consapevolmente si sono confrontati con questi temi o si stanno interrogando. Qualcuno sta facendo un percorso di crescita, di cura, artistico… che merita comunque sempre il rispetto degli altri. Le vostre risposte potete trovarle in un libro, in una canzone… ma soprattutto dentro di voi (L. P.)

Eugenio Borgna, In dialogo con la solitudine, Einuadi.

 

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