L’estate di Luca

Gli ingredienti sono l’amicizia e un’esperienza di crescita in una indimenticabile estate.

 

Per noi italiani il 24° lungometraggio della Pixar non sarà solo un evento del cinema d’animazione. Ma l’evento. Per la prima volta dopo 35 anni di attività la controllata Disney ci regala un’avventura tutta ambientata nel Belpaese. E non nelle solite città da cartolina, come Roma o Venezia, ma in una piccola città costiera della Liguria, incastonata nelle meraviglie paesaggistiche delle Cinque Terre. Una scelta originale, dettata anche dalla conoscenza di prima mano vantata dal regista chiamato dallo studio a dare vita all’ennesimo gioiellino animato, il cinquantenne Enrico Casarosa. Genovese di nascita, da trent’anni negli Usa, storyboard artist per Cars, Ratatouille e Up, regista del cortometraggio La Luna (visto nelle sale prima di Ribelle), Casarosa non ha mai dimenticato le sue origini: “Deiva Marina era il luogo dove passavo l’estate”. Con Luca (nei cinema americani il prossimo 18 giugno) ha la possibilità di restituire a quei posti che hanno reso felice la sua infanzia un po’ del suo successo. Perché senza dubbio questa è, ancor prima che una bellissima storia, un’operazione di promozione turistica senza precedenti per le Cinque Terre.

 

Una storia di amicizia

Perché la scommessa abbia successo bisogna che la puntata sia affidata a mani esperte e quale migliore garanzia dell’eccellenza Pixar? Il suo marchio di fabbrica è evidente nello storytelling di Luca, dove ritroviamo la solita perfetta alchimia di realismo e fantasia, di magia e quotidiano: la storia di un giovane ragazzo come tanti, che vive un’esperienza di crescita durante un’indimenticabile estate contornata da amicizie, gelati, pasta e infinite corse in scooter; e insieme la scoperta che quel ragazzo è in realtà un mostro marino di un altro mondo situato appena sotto la superficie dell’acqua. “Una storia profondamente personale – ha dichiarato il regista –  non solo perché è ambientata nella riviera italiana dove sono cresciuto, ma perché al centro di questo film c’è la celebrazione dell’amicizia. Le amicizie infantili spesso stabiliscono la rotta di chi vogliamo diventare e sono proprio quei legami ad essere al centro di Luca”.

 

Tra Pinocchio e Miyazaki

Se l’amicizia è il tema forte del film, la nostalgia è il suo corollario emotivo perché le amicizie che più ci segnano sono quelle a cui a un certo punto bisogna dire addio. Per prendere ciascuno la propria strada, ma senza davvero recidere quel legame speciale che tanto ha unito i due amici.

Il significato del percorso di Luca è nella rivelazione del potere benefico di ogni autentica relazione, attraverso la quale non rimaniamo mai fermi, ma cambiamo e ci apriamo al mondo trasformati. Come Pinocchio, l’altro grande “italiano” omaggiato dalla Disney nella sua sterminata filmogrfia. Un “mostro” anche lui, simbolo delle paure di tutti i bambini (e non solo) di non essere accettati per quello che sono. Tema caro alla Pixar, splendidamente affrontato in film cult come Monsters & Co e Wall-E. Ma agli amanti del genere non sfuggirà anche quel senso di stupore, di meraviglia, tipico di Miyazaki, quando ad esempio Luca approccia per la prima volta con la terraferma e la realtà del paesello, dove vivido è il disegno ed evidente l’attenzione al dettaglio. Mentre è squisitamente nostrano lo sfondo delle vicende, con leggende e superstizioni che spopolavano tra i pescatori di una volta: “La cultura dei

pescatori liguri è piena di bizzarrie – ha ammesso Casarosa -. A Tellaro esiste il polpo campanaro che viene fuori dall’acqua per annunciare l’arrivo dei Saraceni. A San Fruttuoso esiste la leggenda del drago nella baia. Mi sono fatto l’idea che fossero i pescatori a mettere in giro queste voci per restare da soli nei tratti di mare dove pescavano tanto e bene. Per noi liguri il mare è fascino e mistero. Attrae e spaventa”.

Gianluca Arnone

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